L'IMPORTANZA di ESSERE – Codice Otto

Homo sum, humani nihil a me alienum puto. Un viaggio nell’essere umano, dal corpo alla mente, dalla fantasia alla realtà, attraverso considerazioni e riflessioni di vita vissuta, osservazioni di sè e del mondo circostante secondo il credo ”l’occhio vede ciò che la mente conosce”.


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LAMBORGHINI MIURA: UN MITO!!!


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Poche auto riescono a cambiare il mondo dell’automobile come la Miura. Con il suo motore V12 centrale e il corpo affascinante, disegnata da Marcello Gandini per Bertone, la due posti ridefinì il concetto di auto sportiva.
La Miura è tuttora una delle auto più ambite dai collezionisti d’auto. Esiste una versione speciale della Miura SV, la Jota, voluta dal pilota collaudatore Bob Wallace. Era una versione particolare, semi preparata per le competizioni (secondo le normative dell’allegato J del regolamento F.I.A. da cui prese il nome Jota), con 4 freni a disco autoventilanti, differenziale autobloccante ZF e potenza incrementata a 440 cavalli. Ne fu prodotto un solo esemplare, che venne venduto ad un cliente e andò distrutto in un terribile incidente.
In ambito cinematografico la Lamborghini Miura appare in “Un colpo all’italiana”, “Camorra”, “ La prima notte di quiete”, “L’amica”

Come nasce la Lamborghini?
Ferruccio Lamborghini pare uno di quei personaggi usciti dalla penna di Giovannino Guareschi, lo scrittore che più di tutti ha compreso e descritto l’anima degli emiliani: testardi fino all’irragionevolezza, poco inclini alla teoria e molto alla pratica, astuti commercianti, impulsivi, amanti delle sfide e sognatori non privi di una certa poesia. Quest’eclettico imprenditore, nato nel 1916 a Renazzo, sobborgo di Cento in provincia di Ferrara, potrebbe essere assimilato al Peppone della situazione, in contrapposizione alla “Santa Maranelliana Chiesa dell’Automobile”, impersonata da Enzo Ferrari nell’insolito ruolo di Don Camillo: la delicata materia di disputa teologica era rappresentata dalle Gran Turismo a 12 cilindri, che il primo comperava ed il secondo costruiva. La leggenda vuole (ma in realtà sembra ben più di una leggenda) che Ferruccio Lamborghini fosse un grande amante di vetture sportive, e tra le tante che possedeva vi era una Ferrari 250 GT, alla quale si permise di apportare una piccola modifica alla frizione per migliorarne la fruibilità. Già di per se era un bello sfregio cercare di migliorare macchine, che venivano vendute come il vertice massimo della tecnologia e della perfezione, ma Ferruccio non si accontentò e si mise sulla strada per Maranello con l’intenzione di suggerire che tale modifica fosse estesa a tutta la produzione. Immaginiamo l’ondata di sdegno in un Ferrari notoriamente poco incline ad accettare consigli: tra tuoni e fulmini, rinfacciò a Lamborghini di essere soltanto un costruttore di trattori e che di trattori doveva continuare ad occuparsi, senza impicciarsi di cose in cui non aveva la minima esperienza. L’uomo della strada a quel punto se ne sarebbe andato offeso, probabilmente avrebbe venduto la sua Ferrari, sicuramente non ne avrebbe acquistata una seconda e per sempre avrebbe parlato male dello sgarbato Commendatore. Ma Lamborghini doveva essere uno di quelli che se gli dai una sberla te ne restituiscono dieci, più una omaggio. Otto mesi dopo quello scontro, siamo nel 1963, in mezzo ai campi di Sant’Agata Bolognese nacque la Lamborghini Automobili, che ben presto lanciò la 350 GTV, una potente 12 cilindri molto raffinata sia dal punto di vista stilistico sia da quello meccanico. Non era altro che un dimostratore tecnologico per misurare le capacità della neonata azienda e, infatti, rimase un esemplare unico. La vera e propria produzione prese avvio con la successiva 350 GT. Inizia così la storia di uno dei marchi più prestigiosi d’Italia che, nonostante le alterne fortune ed i numerosi passaggi societari, è riuscito a mantenere inalterato il suo valore di immagine, stile ed esclusività.